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Lost Together, Die Alone – Introduzione

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Il 23 maggio 2010 è terminata la serie che più di tutte ha polarizzato le menti del pubblico del mondo intero imponendosi come pietra miliare della televisione del nuovo millennio, Lost.
Oggi è passato un anno da quel finale che tanto ha diviso la platea internazionale così come i fan. Per celebrare questo giorno abbiamo deciso di ospitare un articolo redatto dal sottoscritto che intende cercare di dare un senso alle sei stagioni dell’opera di Lindelof, Cuse & Abrams. Certo, è soltanto un primo parziale tentativo di riflessione su quegli schemi e modelli di costruzione attorno ai quali la serie si è sviluppata. Il mio ragionamento allora vuole fondarsi a partire da uno dei temi, anzi IL tema, che a mio parere ha permeato e reso coerenti i sei anni di vita di Lost.

Innanzitutto cerchiamo di far luce sul tema a cui mi riferisco. Se dovessimo identificarlo a partire dalla “semplice” trama sarebbe un’impresa praticamente impossibile: un gruppo di sopravvissuti ad un disastro aereo si ritrova su un’isola misteriosa, sperduta nel Pacifico. Grazie al cielo abbiamo più di un centinaio di ore di materiale narrativo che possono giungere in nostro soccorso.
Prendiamo in considerazione uno dei primi episodi della serie. In “The White Rabbit” (stagione 1, episodio 5), Jack, il primo personaggio che incontriamo nel pilot (è suo l’occhio che si spalanca nella sequenza iniziale), viene perseguitato dal fantasma del padre, morto a Sydney qualche giorno prima del disastro. La puntata si apre con il flashback di un giovanissimo Jack mentre viene picchiato da un paio di bulli della scuola: ha scelto di intervenire per difendere un ragazzino indifeso, tanto che uno dei bulli lo minaccia così: “Your choice man. Walk away now, you won’t have your ass kicked”. Non sembra quindi un caso che nel secondo flashback della puntata, Christian, suo padre, ribatterà sulla stessa linea tematica della “scelta”: “Don’t choose Jack, don’t decide. You don’t wanna be a hero, you don’t wanna try and save everyone. Because when you fail you just don’t have what it takes”. Accanto al tema della “scelta”, l’episodio però è importante perché vede un altro chiaro riferimento tematico: per fermare un tentativo di linciaggio nei confronti di un naufrago colpevole di aver nascosto le scorte d’acqua, Jack recita un lungo discorso ai suoi compagni in cui è compresa la seguente frase: “We have to live together, or we’re gonna die alone”.
Libertà o meno di scelta in rapporto con la vita comunitaria. Possiamo dire che questa rappresenta l’arena tematica, ma ancora non è abbastanza per rintracciare quel principio dinamico necessario per fare da miccia a infiniti conflitti e infinite storie che un prodotto di lunga serialità deve assolutamente possedere nel proprio DNA. Dobbiamo quindi rendere più chiaro il rapporto tra il singolo e la collettività e come questo sia stato tradotto a livello strutturale.

Adoperando lo stesso processo delle dimostrazioni geometriche, formulerò subito la “tesi” a cui sono giunto analizzando l’intero arco della serie e successivamente, in ogni prossimo “numero” della rubrica, riporterò la discussione di questa tesi stagione per stagione.

Articolato in maniera più precisa e posto sotto forma di domanda, il conflitto tematico risulta essere il seguente: “Nonostante il nostro passato, nonostante la nostra identità si sia formata attraverso le ricadute che le azioni degli altri hanno avuto su di noi, nonostante i peccati dei padri ricadano sui figli, nonostante siamo portati a rapportarci al prossimo nella stessa maniera violenta, nonostante quindi questo passato si faccia destino e condanna, siamo liberi di scegliere, siamo liberi di affrancarci dai nostri errori cronici e cambiare?” Destino o libero arbitrio? O meglio, si può fuggire da un destino arbitrato dal binomio azione/reazione e vivere in armonia con il prossimo? Si può cambiare davvero (e se consideriamo il principio secondo cui in televisione non esiste personaggio che cambi mai veramente, la domanda si carica persino di una componente metatestuale)? E’ questa la dinamica attraverso cui si sviluppa la serie così come le singole stagioni, è questo il conflitto che detta tutte le scelte strutturali e narrative.

Il prossimo lunedì passeremo sotto setaccio la prima stagione della serie, il 6 giugno la seconda e la terza, il 13 giugno la quarta e la quinta, infine il 20 giugno la sesta. Appuntamento quindi a lunedì. E se incontrate il Man in Black non lasciatelo parlare.

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